classifica 2019!?!

18 marzo 2020

Anche quest’anno Cineforum.it ha chiesto a tutti i suoi collaboratori di stilare una classifica dei 10 migliori film usciti in sala nel 2018 (quelli che più abbiamo amato). Qui trovate anche le classifiche complete di Cineforum.it (il risultato finale delle classifiche dei migliori film usciti in sala nel 2018, ottenuto sommando le classifiche di ognuno; le singole classifiche di tutti i collaboratori dei migliori film usciti in sala nel 2018). Sotto, le mie.

C’è anche la classifica dei 3 migliori film visti ai festival, ecc.

Infine, di alcuni film, in precedenza, avevo scritto una recensione, di altri no: questo non sta a indicare un differente grado di fascinazione nei confronti di un’opera rispetto a un’altra, ma, assai più banalmente, la difficoltà nella gestione del tempo…

I 10 migliori film usciti in sala

Fuori concorso

Le Livre d’image di Jean-Luc Godard

1) Once Upon a Time… in Hollywood di Quentin Tarantino

2) La mafia non è più quella di una volta di Franco Maresco

3) Il traditore di Marco Bellocchio

4) The Mule di Clint Eastwood

5) Jiang hu er nv (Ashi s Purest White) di Jia Zhangke

6) The Irishman di Martin Scorsese

7) Martin Eden di Pietro Marcello

8) Dolor y Gloria di Pedro Almodóvar

9) Welcome to Marwen di Robert Zemeckis

10) Gisaengchung (Parasite) di Bong Joon Ho

I 3 migliori film visti ai festival e non ancora usciti in sala

1) Vitalina Varela di Pedro Costa

2) Liberté di Albert Serra

3) Tommaso di Abel Ferrara

Altri film visti nel corso dei festival, particolarmente belli, geniali, interessanti (in ordine sparso)

Ema di Pablo Larraín

Zombi Child di Bertrand Bonello

O que arde di Oliver Laxe

Longa noite di Eloy Enciso

La Gomera di Corneliu Porumboiu

Uncut Gems di Benny & Josh Safdie

Roubaix, une lumière di Arnaud Desplechin

Lonely Rivers di Mauro Herce

Sol Negro di Maureen Fazendeiro

Questo testo è uscito su Cineforum.it.

Tommaso di Abel Ferrara

          No one can save anyone
          because no one wants to be saved
Devereaux (Gérard Depardieu), Welcome to New York

Tommaso, ultimo film di Abel Ferrara (presentato a Cannes in maggio e ora al Festival di Sevilla) è tra i film più devastanti e al tempo stesso disarmanti visti probabilmente dall’epoca di Pasolini, precedente lavoro non-documentario del regista.

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Questo testo è uscito su Cineforum.it.

Shooting the Mafia di Kim Longinotto

Shooting the Mafia è un documentario assai classico, presentato a Porto/Post/Doc, su una donna che è probabilmente tra le persone più moderne, indipendenti e avanti rispetto al suo e al nostro tempo che l’Italia abbia avuto: Letizia Battaglia. La sola che abbia potuto fotografare, con un coraggio straordinario, le Guerre di Mafia. Nel capolavoro di Franco Maresco, La Mafia non è più quella di una volta, Letizia divide la scena con Ciccio Mira, organizzatore di feste di piazza con cantanti neomelodici, già protagonista di Belluscone. Una storia siciliana. E nel film di Maresco, mentre si fa dipingere i capelli di rosa, Letizia chiede al regista di fare un patto. Girerà il film solo se, in un film prossimo futuro, lei potrà interpretare il ruolo della “buttana vecchia”. E questo dice tutto o dice molto sullo spirito indomito e libero (e incredibilmente ironico) della donna. Alla veneranda età di 84 anni, Letizia Battaglia fuma una sigaretta dietro l’altra, parla con una franchezza disarmante e letteralmente “se ne fotte” delle formalità.

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Questo testo è uscito su Cineforum.it.

Raposa (Reinard) di Leonor Noivo

You are someone else,
I am still right here
Hurt, Johnny Cash

Essere coerenti significa avere un punto di vista netto e perseguirlo fino in fondo. Se già nella vita di tutti i giorni è difficile rimanere dritti, senza tradire sé stessi per adattarsi a un luogo comune, socialmente accettato, nel cinema tutto ciò diventa più rischioso e evidente, più rischioso in quanto più evidente.

Leonor Noivo, regista di Raposa – già presentato al FID Marseille, alla Viennale, al DocLisboa, e ora a Porto/Post/Doc – con l’aiuto di Patrícia Guerreiro – attrice per Quem és tu? e O Fatalista di João Botelho – crea il personaggio di Marta, interpretato dalla stessa Patrícia, che è al tempo stesso figlia delle loro comuni esperienze e del loro segreto condiviso. La medicina dà a questa esperienza un nome ben preciso, anoressia (termine che nel film non viene mai pronunciato), descrivendone con termini clinici le cause e il decorso; la società ne dà un giudizio morale, come per qualsiasi disagio che dia segno nel corpo e nella mente.

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Vampir – Cuadecuc di Pere Portabella

Il Festival de Cine de Sevilla quest’anno dedica una retrospettiva – omaggio al geniale Pere Portabella, conferendogli anche il Giraldillo de Honor.

Portabella è un regista tanto innovativo quanto coraggioso, obbligato in passato a lavorare in totale indipendenza e pressoché in clandestinità (le sue pellicole non passavano il visto della censura franchista) è stato e è un riferimento non solo per il cinema d’avanguardia o per chiunque cerchi di fare cinema in maniera libera e originale, ma è una figura fondamentale anche per quanto riguarda la produzione – a lui si deve la realizzazione di tre film eccezionali e politicamente inaccettabili per la dittatura del periodo, Viridiana di Luis Buñuel, Los golfos di Carlos Saura e El cochecito di Marco Ferreri.

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Les Extraordinaires Mésaventures de la jeune fille de pierre di Gabriel Abrantes

Che Gabriel Abrantes avesse un talento visionario, in grado di mescolare ironia e politica, lo si era intuito già dai suoi cortometraggi, fino al primo lungometraggio co-realizzato con Daniel Schmidt, Diamantino, vero e proprio caso di Cannes 2018 – film completamente folle e originale.

A distanza di un anno Abrantes torna a Cannes, alla Quinzaine, con un geniale corto, Les Extraordinaires Mésaventures de la jeune fille de pierre, in questi giorni presentato al Festival di Sevilla.

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This Film is About Me di Alexis Delgado

Alla visione di This Film is About Me di Alexis Delgado (presentato con successo a Visions du Réel, DocLisboa e ora al Festival di Sevilla), due film vengono alla mente. Il primo non può che essere Sunset Boulevard, poiché Renata, la protagonista del film di Delgado, si mette in scena come Norma Desmond nel film di Billy Wilder, condividendone narcisismo, follia e una evidente difficoltà a distinguere realtà e invenzione.

E il regista è bravissimo a farle da spalla, seguirla, lasciarla parlare, comprenderla senza mai sfruttarne il disagio, ma standole accanto con rispetto e fascinazione – d’altra parte lui stesso afferma di essere interessato al “limite”, al portare situazioni e sentimenti all’estremo.

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Sol Negro di Maureen Fazendeiro e Lonely Rivers di Mauro Herce

Spesso nei grandi festival (grandi per budget) i cortometraggi non ottengono l’attenzione che meriterebbero, vengono lasciati purtroppo da parte dei film sorprendenti, piccoli solo nella durata, ma straordinariamente originali e interessanti. Tra le cose migliori viste quest’anno ci sono proprio due cortometraggi, Sol Negro di Maureen Fazendeiro e Lonely Rivers di Mauro Herce.

Sol Negro ha avuto la prima mondiale a Curtas Vila do Conde, per poi proseguire il suo cammino, solo per citarne alcuni, a Toronto, Vienna, DocLisboa, Mar del Plata, Gijón e Porto/Post/Doc, che ancora una volta conferma l’ottima qualità della sua selezione.

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Longa noite di Eloy Enciso

Affrontare la Storia del proprio Paese significa essere consapevoli che, per quanto gli eventi possano sembrare lontani nel tempo e già risolti in termini fattuali, la loro portata pesa ancora sul presente, come un’onda che si schianta sulla battigia, passato l’impatto violento, ritiratosi il mare, la sabbia ha preso una forma differente.

Eloy Enciso che per età anagrafica del Franchismo ha vissuto solo qualche mese, decide però di immergersi nella lunga notte della Spagna con un film tanto radicale quanto intelligente.

I personaggi che abitano la pellicola dialogano tra loro in maniera totalmente straniante. Se da un lato questa scelta non può non rimandare al cinema di Straub-Huillet, la consapevolezza che si tratti assai più di una decisione politica che cinefila appare quasi immediata. I testi, le parole che vengono declamati hanno una tale forza intrinseca, sono così importanti che, recitati con enfasi e sentimento, perderebbero non solo il loro vigore, ma il lavoro stesso risulterebbe irrispettoso e a tratti ridicolo.

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Questo testo è uscito su Cineforum.it.

Liberté di Albert Serra

Quando un anno e mezzo fa Albert Serra mise in scena Liberté al Volksbühne nei giorni del Festival di Berlino, la maggior parte dei critici cinematografici presenti disse di aver assistito forse al film più bello visto nel corso della Berlinale. In quel caso si trattava di una pièce teatrale – geniale – che prendeva a soggetto il libertinaggio per farne un discorso più ampio, politico, riflettendo ancora una volta su come gli uomini, anche i più carismatici e potenti, non siano che pedine del processo storico – dal quale spesso vengono travolti – e non viceversa.

Oggi, dopo la prima mondiale a Cannes e prestigiosi festival – Toronto, New York, Vienna e ora Sevilla, dove Albert Serra è solito portare in prima nazionale tutte le sue pellicole – si può senza dubbio affermare che il film va ancora più lontano del testo teatrale e che con ogni probabilità si tratta di una delle opere più importanti, originali, e sconvolgenti degli ultimi tempi.

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